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The Lysander and I

Non credevo ai miei occhi quando ai bordi della piazzola di sosta lo vidi scintillare al sole. Prima cosa che mi passò per la testa una considerazione banalissima: Però! ricolorato davvero meticolosamente come ai suoi tempi.  Lo girai tutto, davanti, destra, sinistra… non lo toccai però né tanto meno mi azzardai a sbirciarne gli interni arrampicandomi sui carrelli. Per rispetto, anche se di una macchina. La targa del costruttore parlava chiaro: Westland, Bristol, 1936. Coetaneo di mio cugino… Rimasi così per un po, a guardarlo, mangiandomelo con gli occhi, quando mi sentii battere sulla spalla. Mi girai. Ma no!!! Un tizio in pantaloni da cavallerizzo con gli stivali lucidissimi, giubbotto di pelle aperto sul collo da dove usciva un foulard blu a pallini bianchi, pettinatura all’indietro, caschetto di cuoio e occhialoni e un sorriso che scopriva due dentoni  separati da una fessura di due millimetri, ma questo è Therry Thomas, pensai.. Ricordo le sue parole, poche ma chiare: “Hey boy, please..” e con la mano  sulla mia spalla mi spostò ruvidamente da un lato, lontano dal suo Lysander. Un piede sulla carenatura del carrello, l’altro nella staffa in fusoliera e hop-la in carlinga! Sput, sput, una nuvola di fumo blu e l’elica che gira a stento.”Ma ‘sto qui lo vuol far volare davvero questo cumulo di ruggine, pensai con invidia, ora non parte”. No, e come se è partito, un breve rullaggio e in aria! E in aria cabrate, picchiate, passaggi a volo radente sul campo, imbardate una dopo l’altra e virate strette, un campionario di acrobazie, il rombo del motore, il fischio dell’elica….. Grandioso! 

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